mercoledì 31 maggio 2017

Il dolore di mia Madre



“La vita è meravigliosa bambini miei, dovete viverla, ridere e gioire.” Questo diceva, ma lo diceva a se stessa, forse perché sentiva che a breve tutto sarebbe potuto finire.
E tutto finì.

Ricordo la prima volta che vidi in faccia il suo ed il mio dolore. Seduta sui gradini della penultima rampa di una lunga scala che portava al piano superiore della nostra casa, dove si trovavano le camere da letto, mia madre era avvolta da una tristezza presente, imponente ed inseparabile.

I capelli sul viso chino e perso, il suo abito in cotone di color blu coi risvolti a mezza manica bianchi, i piedi scalzi sul marmo. Un altro  pomeriggio da aggiungere a tutti gli altri passati ed a quelli futuri, lei stava stretta nel suo dolore di vivere, e nel mio petto si fermavano i battiti del cuore. Come si parla ad una mamma che non ti vede più? Qualche anno dopo frequentavo il liceo artistico e l’orario scolastico prevedeva giornate impegnative e lunghe, perciò rientravo a casa nel tardo pomeriggio. I contatti con mia madre, diventavano sempre più rari.
Sceglievo di evitare lo strazio che lacerava l’anima, quando, entrando nella sua stanza, la vedevo abbandonata su un letto che comunicava tutto fuorché vita. Resistevo lo stretto necessario di un saluto fugace e poi scappavo via, lontano da quel dolore. Una sola parola nella mente: “Scappare!”

Poi placavo il senso di colpa dedicandomi alla pulizia di quell'immensa casa oramai senz'anima. Mi vedi? La mia richiesta era mista ad un’angoscia profonda di ciò che era, ed alla nascosta speranza che da un momento all’altro tutto si sarebbe potuto sistemare, e come un tempo il sereno sarebbe riapparso nelle nostre vite.

Nessun commento:

Posta un commento