“La vita è meravigliosa bambini miei, dovete viverla, ridere e
gioire.” Questo diceva, ma lo diceva a se stessa, forse perché sentiva che a
breve tutto sarebbe potuto finire.
E tutto finì.
Ricordo la prima volta che vidi in faccia il suo ed il mio
dolore. Seduta sui gradini della penultima rampa di una lunga scala che portava
al piano superiore della nostra casa, dove si trovavano le camere da letto, mia
madre era avvolta da una tristezza presente, imponente ed inseparabile.
I capelli sul viso chino e perso, il suo abito in cotone di
color blu coi risvolti a mezza manica bianchi, i piedi scalzi sul marmo. Un
altro pomeriggio da aggiungere a tutti gli altri passati ed a quelli
futuri, lei stava stretta nel suo dolore di vivere, e nel mio petto si
fermavano i battiti del cuore. Come si parla ad una mamma che non ti vede più?
Qualche anno dopo frequentavo il liceo artistico e l’orario scolastico
prevedeva giornate impegnative e lunghe, perciò rientravo a casa nel tardo
pomeriggio. I contatti con mia madre, diventavano sempre più rari.
Sceglievo di evitare lo strazio che lacerava l’anima, quando,
entrando nella sua stanza, la vedevo abbandonata su un letto che comunicava
tutto fuorché vita. Resistevo lo stretto necessario di un saluto fugace e poi
scappavo via, lontano da quel dolore. Una sola parola nella mente: “Scappare!”
Poi placavo il senso di colpa dedicandomi alla pulizia di
quell'immensa casa oramai senz'anima. Mi vedi? La mia richiesta era mista ad
un’angoscia profonda di ciò che era, ed alla nascosta speranza che da un
momento all’altro tutto si sarebbe potuto sistemare, e come un tempo il sereno
sarebbe riapparso nelle nostre vite.
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