Dopo poco tempo ci trasferimmo in una casa
col soffitto in legno e due grandi cortili. Dal portone principale entrano i
cavalli abbeverarsi, stanchi di trainare i loro carretti colmi e pesanti. La mia mamma mi dice di rivedere la propria mentre fa la stessa
azione: apre il portone del suo podere, offrendo ristoro ed anche qualche
moneta ai viandanti poveri. Un ricordo flebile, dato che si è ritrovata orfana
all’età di cinque anni.
In questa nuova casa la mia vita è cambiata totalmente. Mio
padre ha iniziato a dare vita al suo sogno ma, questo comporta la necessità del
mio aiuto costante nelle faccende domestiche. Non posso più andare a scuola. Il
senso del dovere e l’obbedienza vivono in me sopra ogni cosa. Ho paura di
parlare della mia delusione, del mio sogno infranto e penso che un giorno
ritornerò a scuola, per conoscere tutto ciò che nella mia fantasia vuol trovare
riscontro.
Sono svegliata alle quattro del mattino e subito inizio con le
preghiere dedicate al giorno che comincia. I miei genitori sono ‘credenti’
ed in casa si osservano le regole della preghiera, che cadenzano lo scorrere
della giornata sino ad arrivare al dopo cena, con tutta la famiglia che
si dedica alla recita del rosario.
Le stoviglie che saranno caricate sul carretto e che mio padre
andrà a vendere, spesso sono avvolte da fogli di giornale e qui si spalanca il
mio cuore. Rubo frammenti di quelle pagine e leggo! In quei momenti
vorrei urlare la mia voglia di conoscenza, la mia voglia di scoperta, ma le mie
giornate scorrono tutte uguali, con mia madre sempre più stanca, e mio padre
sempre più teso verso la sua realizzazione. Talvolta capita che tutto il lavoro
di una settimana vada perduto, magari per il crollo del forno che viene creato
di volta in volta per la cottura degli oggetti. In quei momenti mio padre va su
tutte le furie, inizia ad urlare e picchiare chiunque gli capiti a tiro. Il più
delle volte sono io che prendo le botte ma non perché lui ce l’abbia con me, ma
perché difendo i miei fratelli che colpe non hanno, del resto, come me.
I miei fratelli aiutano mio padre nel lavoro ma frequentano
anche la scuola.
Talvolta mi capita di pensare: perché non posso andarci anch’io?
Perché sono Donna? Ho una sorella più piccola ma lei non è triste di essere
Donna, perché potrà studiare, lo dicono tutti. Questo non lo trovo molto
giusto, ma quando mi sorprendo a pensarlo inizio a pregare, per chiedere scusa
a Gesù, alla Madonna e all’Angelo custode. Poi con la mia fantasia divento ciò
che voglio, vado dove voglio e nessuno mi ferma più.
La domenica pomeriggio è abitudine della famiglia riunirsi a
suonare e ballare. Arrivano sempre gli amici del vicinato. C’è chi suona la
chitarra, chi la fisarmonica ed io canto e ballo.
In una delle solite domeniche è arrivato un amico di mio
fratello Franco, è un bel ragazzo alto con occhi grandi e neri, balla e canta
molto bene. E’ simpatico e racconta tante barzellette, io rido e dimentico la
mia tristezza.
Ho sentito i miei fratelli dire che presto organizzeranno una
festa di primavera, e mia madre la notte cuce un abito per me. Lei mi ha
insegnato che il sacrificio è il mastice che tiene insieme le realizzazioni
della vita.
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